Anna Oliverio Ferraris

Zone d'Ombra

Giunti-Barbera, Firenze 1995

Leggi l'introduzione:

 

Sembra che la psicologia sia diventata una disciplina fatta di leggi e regole, a giudicare dalle tabelle statistiche e dalle quantificazioni che affollano buona parte delle riviste degli addetti ai lavori, ma anche le pagine dei rotocalchi e dei giornali di divulgazione. Attraverso strumenti sempre più "affidabili", si ritiene ormai comunemente di poter inquadrare rigida- mente reazioni, tipologie, gusti, tendenze comportamentali, come se ci fossero delle norme ben precise, inflessibili ed uguali per tutti. D'altronde, se la psicologia vuole erigersi a scienza non deve forse utilizzare gli stessi criteri che pervadono le altre discipline scientifiche? Ecco, quindi, che numerosi test diventano infallibili criteri diagnostici, in grado di rivelarci le norme di reazione, ovvero i modi in cui l'individuo "A" risponde allo stimolo "B".

Ora, se è vero che esistono vari tipi di psicologia (alcune più prossime alla biologia di altre) e se è vero che esistono delle tendenze generali che fanno sì che alcune esperienze precoci o reazioni dell'individuo siano abbastanza usuali e ripetibili, è anche vero che la psicologia (come d'altronde la biologia) è la disciplina della variabilità. Se esiste una legge psicologica, questa recita che ogni soggetto è caratterizzato da risposte e comportamenti distinti, che provengono da una lunga storia di esperienze individuali, filtrate attraverso la sua specifica personalità. Perciò, se da un lato alcuni psicologi si rivolgono allo studio delle norme generali, altri invece individuano nei singoli casi la ricchezza della psiche umana e ritengono che un particolare momento, un singolo accertamento, uno specifico test, non diano ragione della complessa sfaccettatura di una storia individuale, che è particolarmente ricca e complessa, e che, per poter essere compresa, deve essere narrata.

Ogni storia ha un lontano inizio e un lungo intreccio che conduce, presumibilmente, verso una particolare conclusione: tuttavia non esiste sempre una sola verità, ma ne esistono diverse, proprio come evidenziano quelle opere letterarie e cinematografiche che ci mostrano, l'una dopo l'altra, le diverse possibili interpretazioni di una stessa storia, a seconda dei differenti punti di vista.

In effetti, le ottiche attraverso cui si guarda a una particolare realtà possono variare: vi è quella 'interna" del protagonista, quella 'esterna" delle persone che lo circondano, quella, infine, dell'osservatore che, teoricamente imparziale, coglie dei nessi spesso impercettibili o nascosti. Ma, in concreto, la situazione è ancora più complessa, perché lo stesso protagonista può provare la sensazione che la sua storia avrebbe potuto tradursi in una narrazione diversa, essere guardata in un'ottica che solo a un certo punto, improvvisamente, gli si rivela, oppure che qualcun altro, per esempio lo psicoterapeuta, gli fa intravedere...

 

Da un lato, quindi, leggi e norme lineari. Da un altro la ricchezza e l'ambiguità dei singolo caso? La situazione, di fatto, è ancora più complessa. L'esperto che si sente narrare una storia, o che aiuta il narratore a partorirla, può talvolta individuare in uno dei suoi nodi critici una qualche "legge generale": le tracce di una infelice esperienza infantile, di un abbandono, di una violenza, di dinamiche sociali 'classiche', di comunicazioni paradossali o distorte, in famiglia o nell'ambiente di lavoro, di desideri repressi... La storia individuale si arricchisce così, nella mente dello psicologo, di una serie di chiose e annotazioni, di rimandi ad aspetti codificati del sapere psicologico.

Ciononostante egli sa bene che, malgrado l'esistenza di queste "norme generali della psiche", le storie, cioè i casi, sono quasi infiniti: possono assomigliarsi, questo è fuor di dubbio, ma poi ognuno resta unico per un qualche aspetto, o risvolto, o significato. Ed è forse per questo che continua ad ascoltare, giorno dopo giorno, vicende che altrimenti potrebbero essere monotone, riducibili a poche regole o ad un numero limitato di intrecci. L'ascolto di una storia non è, allora, diverso dall'ascolto di un brano musicale o dalla contemplazione di un quadro, in cui gli elementi di base sono sempre gli stessi - note, colori, forme, temi, simbologie - seppur ricombinati in modi differenti. Sia essa 'patologica' o 'normale', ogni storia ci appare come una costruzione: più o meno ben riuscita, più o meno complessa, ma in ogni caso -frutto di un lungo lavoro, in cui innatismi, ambienti, esperienze, culture e condizionamenti si sono fronteggiati, respinti o amalgamati, in un impasto originale e irripetibile.

Abbandonarsi al racconto di un caso significa penetrare nella ricchez- za della vita, in un mondo solo in parte prevedibile, che man mano si arricchisce di nuovi particolari, anche perché, dopo il racconto iniziale, la storia continua sempre a dipanarsi e a svilupparsi in varie direzioni.

Molte delle storie individuali che si rivelano agli psicologi hanno aspetti patologici, pervase come sono da problemi che spesso si presentano come dei blocchi, degli ostacoli insormontabili per la persona che ne è protagonista: eppure è proprio la loro atipicità a fornire degli indizi sulla normalità, a consentirci di comprendere, nei loro meccanismi iperbolici, quanto invece avviene nel corso della vita quotidiana.

Questo meccanismo rivelatore, la patologia come finestra spalancata sulla normalità, non era sfuggito ai grandi narratori dell'Ottocento, a quegli scrittori della corrente naturalistica che, raccontando storie di alcolizzati ed epilettici, di psicopatici o violenti, intendevano comprende- re l'essenza della natura umana, sondare le profondità di quel pozzo oscuro che esiste dentro la psiche di ognuno di noi. Si pensi a Dostoevskij, il cui indagare sugli aspetti patologici della psiche era rivolto a gettare una luce sull'ambiguità e sulla complessità dell'animo umano. E non è forse questo l'aspetto che più caratterizza quell'opera pre-psicoanalitica che è Lo strano caso del Dottor Jekyll e di Mr. Hyde di Stevenson? Non è forse la narrazione di quell'inquietante sdoppiamento della personalità che ci fa comprendere le duplicità del nostro agire?

Freud stesso sembra aver subito la suggestione dell'opera di Stevenson, quando narra il caso doi Anna O., alias Bertha Pappenheim: primo tentativo scientifico, questo, di analizzare le personalità multiple. Freud il caso di Anna O., come pure quello dell'Uomo dei Lupi o di Irma, ritenendo che fosse essenziale presentare il decorso di una storia individuale per comprendere i meccanismi che sono alla base della nostra personalità. E, in effetti, è soltanto attraverso la lettura di questo genere di storie che noi proviamo il fascino di una psicologia che va oltre le norme generali e le leggi, che non parla soltanto attraverso i grafici e le statistiche, ma che ci conduce per mano all'interno di una psiche, all'interno dei significati della nostra mente, facendocene percorrere i tortuosi e oscuri meandri. Anche ad un livello più semplice, ad esempio quando leggiamo un romanzo - o, perché no?, una delle lettere che i lettori mandano ai curatori delle tante, epidermiche, rubriche che vengono ospitate da settimanali e quotidiani -la storia individuale finisce per attrarci. Ognuno di noi è infatti alla ricerca di tracce e di indizi che gli consentano di comprendere l'altro e, in ultima analisi, se stesso.

 

Leggere una storia, una confessione, un'autobiografia o, come nel nostro caso specifico, un caso conico, non rappresenta soltanto una sorta di voyeurismo, che pure è un aspetto caratteristico dell'animo umano, un aspetto che ci spinge ad osservare, più o meno nascosti, gli altri per interrogarci su noi stessi. Seguire un caso rappresenta anche, come altri hanno già indicato, una sorta d'impresa razionale, un divertimento logico in cui ci mettiamo alla caccia di una serie di segni per arrivare a scoprire i percorsi più significativi, le "ragioni" nascoste, così come avviene nei racconti polizieschi.

E' stato detto che l'analista, e lo psicologo in generale, si muove nell'ambito di un paradigma indiziario: come il cacciatore che va alla ricerca di tracce per arrivare alla sua preda o come il poliziotto che colleziona indizi per scoprire il colpevole. Lo stesso brivido pervade il cacciatore che, all'improvviso, si trova di fronte alla preda a lungo seguita, l'investigatore o il lettore che, alla fine, arrivano a scoprire il tanto ricercato assassino, e lo psicologo e il suo stesso paziente che, dopo un accurato lavoro, capiscono quale può essere stata la causa lontana di sofferenze, blocchi, deviazioni.. Ecco perché in questo libro le storie che vengono raccontate sono pervase da una vena "gialla", da dinamiche che a volte si accostano a quelle del genere poliziesco, anche se sono casi reali, sia pure alterati per proteggere l'identità dei protagonisti. Alla fine, però, non soltanto verranno smascherati i colpevoli, ma verranno anche discusse regole e norme generali della psicologia e della psichiatria e indicate alcune soluzioni terapeutiche.

Considerate questo volumetto come un modo per entrare nel complesso castello della psicologia attraverso una delle sue numerose porte, partendo cioè da storie di normale psicopatologia. E se alcuni casi che leggerete in queste pagine vi potranno sembrare assai più patologici che normali, tenete presente che nell'ambito della psiche non esistono reazioni di tipo binario - del tutto positive o del tutto negative, soltanto a fin di bene o soltanto a fin di male, bianche o nere - ma un'ampia gamma di sfumature e chiaroscuri, che talvolta possono disegnare i contorni di certe nostre quotidiane, normali, zone d'ombra...